Gli NFT sono la moda del momento, anche se non tutti sanno cosa siano, men che meno a cosa servano.
Partiamo dall’inizio: NFT è l’acronimo di “Non Fungible Token”; per quanto nel mondo delle cryptovalute il termine “token” indichi appunto un’unità monetaria, in questo caso ci troviamo di fronte a un concetto di “gettone” unico, crittografato in maniera irreversibile e irreplicabile.
Per farla breve, immaginate di avere un’opera d’arte di cui conoscete la provenienza, unica ed impossibile da copiare, incensurabile e incorruttibile.

Negli ultimi 6 mesi gli NFT hanno visto un boom clamoroso sia come popolarità che come nuovo mercato dell’arte in generale, cavalcando anche la nuova febbre del Bitcoin esplosa durante la pandemia, con numerosi artisti come 3LAU, deadmau5 e Grimes che hanno cominciato a vendere i propri brani tramite questa tecnologia, seguiti a ruota da aziende leader come Beatport.
Il concetto di “pezzo unico” nella musica non è nuovo, basti pensare all’unicum di Jean Michel Jarre o del Wu-Tang Clan che ha venduto la sola copia esistente di Once Upon A Time in Shaolin per 2 Milioni di dollari nel 2015, ma l’idea dietro agli NFT guarda oltre i prezzi da record che queste opere digitali raggiungono, cercando di risanare un mercato malato come quello musicale in cui i diritti legati ai brani non sono mai stati abbastanza trasparenti.

Sotto questo punto di vista ci sono diverse nuove realtà pronte a portare anche al grande pubblico gli NFT: la piattaforma di crypto-exchange Binance ha annunciato per il prossimo Giugno il lancio del più grande marketplace di NFT del mondo, mentre Catalog ad esempio punta a specializzarsi offrendo un market di soli NFT audio per poter “Permettere a tutti gli artisti di rivendicare la proprietà della loro musica”. Ditto Music permette invece di investire su singoli artisti e brani sulla propria piattaforma Bluebox, permettendo di comprare “azioni” sotto forma di NFT in quello che viene chiamato “Copyright trading” e  ricevendo delle royalties in proporzione a fine mese.

Nonostante siano un argomento tutto sommato nuovo, di cui i primi esempi risalgono solo al 2017 con il primo drop degli NFT “Cryptopunk”, i soldi mossi da NFT e Cryptovalute sono ormai troppi per essere ignorati dagli altri competitor del mercato; e anche se il concetto stesso di opera d’arte digitalizzata farà storcere il naso ai puristi, ciò non toglie che sia un passo sempre più inevitabile verso la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo, anche nel mondo dell’arte.