Vi siete mai chiesti perché ci piacciano così tanto i festival? “Reunion di grandi artisti” mi dirai, “i colori, la musica” qualcuno starà pensando. Invece no, o almeno, non solo. Sei mai stato nel bel mezzo della pista mentre il tuo artista preferito sta suonando? Sai come ci si sente? Sembra di volare insieme a centinaia e migliaia di altre persone, ed io l’ho provato l’ultimo giorno di Nameless, in mezzo a una folla in preda alle emozioni, alle urla e alla passione.
Ebbene sì, io sono una di quelle che poga, che se ne sta in mezzo a saltare e a sudare proprio come un maschiaccio, con il telefono in mano e con le spalle robuste per non far uscire l’inquadratura. Sai forse, cosa ci piace di più di un festival? Quel drop di quella traccia che abbiamo ascoltato in macchina 1 ora prima, quella traccia che “ dio mio è la mia preferita!”, che ti fa saltare dalla prima all’ultima nota, e sentirla live è sempre un’altra cosa. Hai sempre un sacco di aspettative da un’artista che si deve esibire per la prima volta davanti ai tuoi occhi, e ogni volta esordisco con un “cavolo! Ma che bomba atomica è stata??”, io li chiamo “artisti a sorpresa”, cioè, artisti che non ho mai avuto il piacere di assistere ad un loro set e quindi, aspettarmi di tutto. Così è successo in questa edizione di nameless con Kayzo, ragazzi, una bomba A-TO-MI-CA, una forza, un’energia assoluta che mi ha lasciata a bocca aperta per tutto il set, 10 e lode.
Si, mi sto un po’ vergognando a scrivere questo ma, da italiana ragazza che non si lascia scappare un festival, non avevo MAI sentito live Merk & Kremont. Già. È proprio così, chiedo scusa. E chiedo scusa a me stessa per aver commesso questo grave errore, perché mi sono sentita orgogliosa di aver avuto orecchie per quei due pazzi scatenati in consolle! Senza parlare della big surprise DPG. Cioè ragazzi, senza parole, io ero tipo pietrificata, surreale.
Sappiamo entrambi che tra token, gente vestita da unicorno, ragazzi in preda al panico per l’artista preferito appena atterrato nel mainstage, le cose da vedere all’interno di un festival sono tante e mai abbastanza. Ti sei mai fermato ad osservare intorno a te cosa accade per davvero? L’hai mai sentita quella magia tra persone che si abbracciano, una coppia di fidanzati che si bacia, un gruppo di amiche che si scattano un selfie, due amici ritrovati che brindano con un bicchiere di birra, ragazzi vestiti da gesù, da cavallo o da prete, proprio come Nameless ci racconta nel suo teaser di Tchami.
Tchami, questa parte è tutta tua! Non sapevo veramente cosa aspettarmi da te, ma posso dirti, che mi hai strappato un “ma sticaa….”. una carica, una sorta di potenza in quel set che era da inchino. Remix e passaggi da ORO, non sono stata ferma un’attimo, la gente intorno a me non faceva altro che avere un sorriso stampato in faccia e ballare, tu hai fatto questo: hai mandato fuori di testa tutti, hai spazzato una ventata di “ritmo da festival” (= ritmo che ti fa ballare dall’inizio alla fine). Ebbravo il nostro prete.
Avere artisti che si affiancano nei set è un problema per chi come me deve carburare, ragazzi la “pausa panozzo” è sempre difficile da trovare all’interno di una line up, dove per un momento la musica fa spazio alla nostra quotidianità, al nostro vivere, alla nostra spensieratezza. Momento panozzo, tu come la vivi? Hai mai notato la tavolata “famiglia”? Hai visto il miscuglio di religioni, culture, paesi, colori e sapori che si mischiano tra di loro? Tutti riuniti per una birra e un pezzo di pizza per 3 token e mezzo, aspettando l’arrivo del next artist. Lo sguardo sulla line up è sempre lì fisso, contando i minuti che ci separa.
Osserva tutto questo, respira l’aria di questo amore, lasciati andare alla musica, di ogni beat, genere, bpm e ritmo, vedrai che i colori attorno a te non faranno altro che prendere vita, e non farà altro che lasciarti un senso di vuoto, proprio lì, vicino al cuore. Che poi voglio dire, lo sento ogni volta che schiaccio “off” sul mio mp3.