Il rumore bianco, in inglese “White Noise” è un particolare tipo di rumore caratterizzato dall’assenza di periodicità nel tempo e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze.

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I “White Noise” stanno spopolando su Spotify grazie al SEO e alla tecnologia AI

White Noise” ma, non solo suoni! Ciò di cui stiamo parlando sono tracce con centinaia di milioni di plays su Spotify che in realtà non sono altro che “rumore bianco”. Anche gli artisti non esistono. Pensate sia un fenomeno strano? Vero c’è qualcosa che non torna, ma è anche vero che qui si svela un potenziale di numeri e di royalties che è ormai impossibile non notare, visto che i “White Noise” stanno generando introiti e streams a dir poco pazzeschi. Chi è quindi l’artefice? Le label? Si… e no! Ma procediamo per gradi.

Chi è White Noise Baby Sleep? Qualcuno l’ha mai incontrato? E’ impossibile!

L’artista White Noise Baby Sleep, di cui sopra trovate il profilo Spotify, in realtà non esiste. Immaginiamo vi stiate chiedendo come tutto questo sia possibile. Tutto nasce da una casuale quanto fortuita combo tra Covid-19 e di SEO. Si esatto, il Search Engine Optimization. Proprio lui ha fatto in modo che diversi “non-brani” giungessero al successo senza avere produttore, musica o notorietà. Tutto ciò con un numero impressionante di plays e di conseguenza anche le royalties che questo comporta.

Cosa c’è all’origine di tutto?

La pandemia ha inciso moltissimo sulle abitudini e la routine di quasi ogi individuo nell’arco del 2020. Per molti è nata la necessità di cercare su Google suoni volti al relax, a momenti di quiete e anche per conciliare il sonno, spesso minato dalla pandemic fatigue. Una necessità molto diffusa ben prima del susseguirsi di lockdown e coprifuochi, e che hanno inevitabilmente cambiato anche le nostre necessità in fatto di “sound surrounding“, un po’ come è stato anche con la Lo-Fi.

La forza del SEO.

Ed è qui che entra in gioco il SEO, che perfettamente svolge il suo lavoro non solo indirizzando ma compensando l’assenza del <nome artista> creandone uno che richiama alle numerose ricerche di questo tipo di suoni. Lo stesso vale per i titoli delle tracce a cui viene ulteriormente assegnato in molte di esse il termine “loopable“, e ciò dimostra anche che chi fruisce di questi prodotti ricerca personalmente il loop, e non si affida semplicemente a quello della piattaforma.

 

C’è ancora qualcosa che non torna vero?

La “produzione” di rumori bianchi è poco più lunga del titolo e somiglia a un brusio, ricavato magari da elettrodomestici, dal vento o da un mix di vari rumori montati e confezionati abilmente  in un loop che continua ad andare in sottofondo. E viaggia forte, portando tracce anche a 400.000.000 di streams su Spotify. Ora arriviamo alla domanda fondamentale: è legale? In linea teorica assolutamente si. Non è vietata da alcuna legge la possibilità di produrre, stampare e distribuire rumori o anche la loro assenza. Tuttavia va contro la policy di Spotify, dove è chiaramente specificato il divieto di approcci SEO nell’indirizzare a nomi di artisti e/o brani. Stiamo quindi toccando il delicatissimo tasto dei fake streams, argomento che già in un passato recente fu molto caldo, tornato in auge dopo gli ultimi dati su questo fenomeno. Pare che un’azienda del Regno Unito, la Ameritz sia monitorata poiché, citiamo

“[…] alimenta centinaia di pagine di artisti di Spotify denominate genericamente, letteralmente con staticità […]”

Lo scorso 31 dicembre, è apparso un post Facebook per celebrare il raggiungimento di tre miliardi di stream.

Applichiamo ora la proprietà transitiva. Ve la ricordate?

Se il brano non ha musica e l’autore non esiste…. La label online ovviamente non è reperibile, e non ha nemmeno un sito! Ma pare che sia proprio attraverso un’altrettanto irreale etichetta discografica, la Peak Records (“estensione” di Ameritz) che ciò sia stato realizzato. Ipotizziamo però che tutto sia stato fatto su più piattaforme, oltre a gonfiare i numeri totali, anche l’incasso non è una barzelletta!

L’attuale sfruttamento dei “White Noise” nello streaming da parte di aziende come quella sopracitata, è un tunnel che va dritto al mondo delle royalties e dei diritti e che illumina un settore sotto traccia come quello dell’intelligenza artificiale applicata alla musica. Perché in futuro si auspica già ora che la tecnologia AI subentri al SEO per diventare oggetto di interesse e applicazione da parte dei professionisti dell’industria della musica. Palese è però anche che ci sarà il classico momento dove nuove leverocambolesche” apriranno a questo ambito con un po’ di buone idee e tecnologia, per poi lasciar spazio a chi lo fa di mestiere e alle normative che regoleranno l’utilizzo di queste tecnologie.

About Rudy Cassago

Rudy (29) currently based in Bergamo, here since 2019. I'll starts my experience with music in the same way as I do today: listening. When I was a teenager I was really addicted to metal music, especially Power Metal. I evolved to metalcore, post hardcore ecc. before meeting Skrillex on my way. So I started my interest in electronic dance music, living in a club, Vibe Music Zone, here in my town as a PR. I experienced a lot about live shows, club management and all that can walk around a club. With some mates by there we started a radio show. On Facebook first, than 2 years in a local radio, Radio Like, and one at Radio Loco. Here as art director and founder of The Garden Show, where my selection was played. 31st December 2020 I left my activity as a speaker to keep in touch more with music biz, studying at Point Blank Music School.

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