Facciamo un gioco: pensate a 5 parole per descrivere l’universo della Lo-Fi. Siamo abbastanza sicuri che tra queste, una è di certo “relax“. Probabilmente questo è il genere musicale più iconico e specifico mai esistito. Difficile trovare altre interpretazioni, o se ve ne fossero comunque non si discosterebbero tanto dall’effetto “chill” di questa potente fenomeno musicale. Durante il primissimo trimestre pandemico, lo streaming di musica Lo-Fi ha raggiunto picchi di aumento del 300%, rispetto ai tempi “non sospetti” del precedente trimestre. Un boom senza precedenti, che ha incoronato questo genere come il “più ascoltato della generazione Z“. Sarebbe follia asserire che ci stiamo trovando davanti al genere per eccellenza della nostra generazione? Secondo noi assolutamente no!
Un po’ di storia.
Come suggerisce il nome, la musica Lo-Fi – abbreviazione di Low Fidelity – è l’opposto della produzione musicale di alta fedeltà. Conosciuto anche come musica “fai da te“, questo genere musicale è prodotto volontariamente con una “bassa” qualità. Questo è decisamente il tratto più significativo della bellezza e dell’estetica della musica Lo-Fi. Il genere si è affermato come standard a fine anni 10, tuttavia i primi brani sono stati prodotti negli anni ’90 da un gruppo di artisti underground. Il genere si è formato quando questa rete di musicisti ha iniziato a utilizzare drum machine e campionatori riproposti all’inizio del XX secolo a causa del loro suono morbido e caldo. Tipi di musica simili esistono dagli anni ’50, anche se è difficile dire se questo abbia influenzato lo sviluppo della musica Lo-Fi. Molte band hanno imitato questo stile utilizzando apparecchiature di registrazione musicale di bassa qualità. Molti artisti, tra cui Paul McCartney, seguirono l’esempio e pubblicarono singoli che furono poi prodotti su apparecchiature portatili multi-traccia.
Etimologia
È difficile rintracciare l’origine del nome “musica Lo-Fi”. Si dice che la parola Lo-Fi sia stata resa popolare da William Berger, un DJ della stazione radio indipendente WFMU. Nel suo programma settimanale intitolato “Low-Fi”, Berger ha esplorato le registrazioni casalinghe prodotte con apparecchiature a basso costo. Lo-Fi può anche essere considerato la qualità della produzione più che un tipo di musica. Gli strumenti utilizzati sono generalmente considerati avere imperfezioni. Sono di bassa qualità di registrazione e produzione rispetto ad altri strumenti. Tuttavia, l’uso deliberato degli artisti di tali strumenti ed elementi ha creato un nuovo suono.
Audience
Il pubblico della musica Lo-Fi è cambiato e cresciuto negli ultimi anni. Si è sviluppato da piccole fanbase su SoundCloud e Tumblr raggiungendo centinaia di migliaia di ascoltatori di Spotify e Youtube. Una volta era il tipo di musica che potevi sentire in un ascensore o in un piccolo bar, ora i brani Lo-Fi sono presenti in molte playlist consolidate. Il Lo-Fi Hip-Hop in particolare ha guadagnato una grande quantità di attenzione negli ultimi anni. Molte playlist sono state create su numerose piattaforme musicali e sono state etichettate con parole che riportano alla calma e al relax ma anche a determinate emozioni come la nostalgia o la felicità . Artisti e ascoltatori affermano che la discrezione della musica Lo-Fi la rende fantastica da ascoltare mentre si studia, ci si rilassa o si lavora.
La musica “Lo-Fi” è considerata un genere musicale “alternativo”, con molte canzoni che ad un primo ascolto possono suonare simili, tuttavia chiunque abbia seguito queste produzioni per un po’ avrà sicuramente trovato un artista preferito o un determinato filone emozionale che più gli si addice. L’idea di base vale per ogni produzione di questo genere: la musica viene accompagnata da suoni nostalgici come lo “sfrigolio” di un disco in vinile e non è né così lenta da farti venire sonno, né così veloce da renderti ansioso; il fatto che le persone generalmente ascoltino ritmi lo-fi su un loop infinito aiuta anche a creare un effetto rilassante.
Victor Szabo, un professore di musica che sta scrivendo un libro sul genere, ha spiegato che la ripetizione nella musica lo rende prevedibile, calmando ulteriormente gli ascoltatori. Il cervello può “facilmente prevedere a livello subconscio come continuerà a suonare; l’ascoltatore può distogliere la sua attenzione dal suono e concentrarsi verso altre cose senza essere sorpreso o sconcertato.” La parola usata sia da Szabo che da altri esperti di musica per descrivere l’effetto finale è “cocooning“. Lo-fi ti avvolge in un suono prevedibile e morbido, proteggendo il tuo pensiero dal mondo esterno, imprevedibile e duro. Questo ti aiuta a rilassarti e concentrarti. Come risultato ottieni di più. Non c’è quindi da stupirsi che queste produzioni siano improvvisamente così richiesti. Uno spazio accogliente e sicuro in cui puoi essere effettivamente produttivo sembra piuttosto attraente in questo momento.
Caratteristiche per la produzione
Una caratteristica importante da tenere a mente quando si produce questo genere è che la semplicità è tutto: non parliamo tanto di semplicità armonica quanto piuttosto di semplicità di costruzione, quindi pochi elementi sfruttati bene. Molte tracce per esempio non includono testi, a meno che non siano dei campioni; inoltre molte produzioni possono basarsi anche su campioni di accordi e melodie di vecchi brani funk, soul, jazz e hip-hop degli anni ’80 e ’90. Come ormai abbiamo capito alcune delle caratteristiche principali di questo genere sono le imperfezioni, queste possono essere ottenute in molti modi, direttamente durante la registrazione del pezzo o più semplicemente in post produzione. Distorsioni lievi dei vostri strumenti o delle vostre percussioni, rumori di fondo come il tipico “vynil noise” o qualsiasi tipologia di rumore ambientale sono la base su cui si fonda il genere. Se partite da un sample la fase più importante è vostra capacità di trasformarlo tagliandolo e ricostruendolo, di cambiarne il il tempo, il pitch, distorcerlo o equalizzarlo con dei passa banda. Una volta trovate 4 barre che funzionano e vi danno il vibe ricercato a quel punto è il momento di sbizzarrirsi, non c’è una regola, ma tutto ciò che ha un suono tondo e che è complementare a questa estetica retrò può essere inserito. Gli strumenti variano dal semplice piano fino agli elementi più jazz come il sax ma anche strumenti orchestrali come tromboni o arpe. Per quanto riguarda effetti che possono darvi una mano nel ricreare la qualità tipica delle registrazioni di qualche decennio fa consigliamo l’utilizzo del plugin “iZotope Vynil”, questo plugin gratuito è stato pensato appositamente per questo genere e permette tramite un semplice settaggio di riportare la traccia in un decennio scelto tra quelli disponibili, arrivando anche agli anni ’30.
Il caso Chilled Cow
Per dare un’idea dell’esplosione avuta da questo genere nell’ultimo anno è giusto citare un evento controverso accaduto ad uno dei canali più seguiti per quanto riguarda gli streaming Lo-Fi.
A molte persone infatti è familiare il nome del canale hip-hop LoFi “ChilledCow“, famoso, tra i tanti contenuti, per il suo costante live streaming con protagonista la ragazza di un anime che fa i compiti. Durante un fine settimana di febbraio 2020, a seguito di un errore commesso da YouTube, l’account è stato chiuso e il live streaming è terminato. Fino a quel momento ChilledCow aveva prodotto uno degli streaming più lunghi nella storia di YouTube – più di 13.000 ore – accumulando 218 milioni di visualizzazioni nel processo.
L’accidentale ban dell’account da parte di YouTube per “violazione dei termini di servizio” ha scatenato un movimento di tali dimensioni da ottenere l’attenzione dell’azienda americana che ha revocato il ban in meno di un giorno.
Dimitri, proprietario del canale, ha iniziato quindi un nuovo live streaming mentre quello originale ora appare come un video non riproducibile. Facendo clic su di esso viene visualizzato un messaggio che ci informa che la registrazione non è disponibile ma che tuttavia resta come una sorta di omaggio al live streaming originale, con l’ulteriore vantaggio di mostrare quante ore ha accumulato nel corso degli anni.
Il 23 febbraio con l’account ufficiale ChilledCow twitta: “Il mio account è stato sbloccato, grazie dal profondo del cuore per l’enorme supporto, sono grato di avere una community così straordinaria. Lancerò di nuovo lo streaming il prima possibile.”
Una dichiarazione dell’account di supporto di YouTube su Twitter ha confermato che la chiusura è stata “un errore da parte nostra“, aggiungendo che hanno “condiviso il feedback con il nostro team di revisione per evitare che si verifichino errori simili in futuro“. Tuttavia, non è la prima volta che i live streaming di ChilledCow si interrompono. Il famoso live streaming 24 ore su 24, 7 giorni su 7 fu bannato anche tra luglio e ottobre 2017, pochi mesi dopo l’inizio del live streaming. Il problema, come la maggior parte delle cose su YouTube, si riduceva al copyright; ChilledCow infatti utilizzava originariamente una GIF tratta da un anime dello Studio Ghibli, che mostrava una ragazzina mentre faceva i compiti. La GIF ha portato il canale a ricevere una richiesta di rimozione per violazione del copyright. Quando il canale è tornato mesi dopo, il personaggio è stato sostituito con una versione priva di copyright che poteva quindi essere usata senza preoccuparsi che l’account venisse colpito da una società come Studio Ghibli.
È a causa delle dimensioni del proprio pubblico che la sospensione dell’account è stata revocata, creando un effetto a catena tra i fan su Twitter e Discord. Quando il canale di ChilledCow ha riscontrato problemi, gli utenti di Twitter hanno iniziato a rendere omaggio e lamentarsi per la perdita del loro “gruppo di studio” preferito. Alcuni hanno fatto notare che, dopo due anni di studio, la ragazza nel video ha finalmente finito i compiti.
E in Italia?
La domanda viene spontanea: e in Italia? Il nostro paese è un crepuscolo ricchissimo, pieno di artisti che lavorano sagacemente nell’ombra e che hanno rilasciato produzioni tramite etichette straniere. Vi dice nulla il nome di Kina? Beh, sappiate che questo 21enne napoletano è uno degli artisti nostrani più ascoltati in assoluto, con oltre un miliardo di stream su Spotify e oltre 500 milioni di visual su YouTube.
Ma restiamo sulla nostra domanda. Un artista italiano che produce Lo-Fi, con un particolare calore patriottico, potrebbe essersi interrogato sull’esistenza o meno di etichette discografiche italiane interamente dedite alla Lo-Fi.
La risposta è fortunatamente positiva: la realtà LoFi italiana si sta evolvendo allo stesso passo di questo determinante fenomeno musicale. Tra le prime figura Ego LoFi, che da Novembre 2020 ha imboccato questa percorso come sub-label di Ego Italy. Un’altra realtà italiana è l’etichetta bolognese Emic Entertainment che ha presentato tra il 2020 e questo 2021 più compilation Lo-Fi Hip Hop: la prima di queste si chiama 001/20 Compilation ed è stata pubblicata proprio durante il primo lockdown. Il seguito delle playlist di YouTube e Spotify si attesta in linea con il boom di streaming che questo genere sta avendo in tutta Italia ed in tutta Europa. Ma non solo! Da Dicembre 2020, un nuovo punto di riferimento nazionale ha preso una sembianza concreta: dalla mente e dalla passione di Mattia Menegazzi, nasce Lofitaly, prima etichetta discografica italiana votata interamente alla Lo-Fi.
Nata come blog con l’intento di creare una community a livello nazionale, adesso Lofitaly si erge a “fucina di artisti” italiani che producano Lo-Fi da esportare in tutto il resto del mondo. Una vera e propria struttura discografica ancora in fase embrionale, ma con la linea già delineata.
Giovedì 8 Aprile il team di youBEAT ha ospitato nel talk show periodico youBEAT Cafè proprio il fondatore e l’A&R di questa freschissima realtà: Mattia Menegazzi e DJ Sparta.
Fonti: Wikipedia, MusicGateway, inc.
Laureato in Informatica presso l’Università Statale di Milano, appassionato di musica elettronica e sound design.
Autore delle rubriche “Serum Tutorial” e “The Dark Side of EDM”.