Ormai la gente se lo aspetta, l’appuntamento fisso qui su youBEAT ogni inizio settimana prende il nome di “Viaggio al centro della Musica”. Salite a bordo, si parte!
Esattamente due settimane fa parlavamo del fatto che molti grandi dj stanno lentamente tornando underground, utilizzando un pack di suoni più ricercato e più “scuro” che ha poco a che vedere con il mainstream. D’altro canto, molti stanno abbandonando i suoni che li hanno resi icone in questo mondo, alla ricerca, o meglio alla rincorsa, di quei sound che vanno forti al momento. I dj sono un brand, sono un’azienda, e quando il bilancio di esse ha un’inflessione negativa sono accette tutte le strategie che possono colmare le lacune del marchio. Strategie chiamate “trap” o “reggaeton” per esempio. Perché è palese che ormai sono questi due generi che muovono il mercato discografico, e se non vuoi rimanere fuori devi salirci per forza sul carro “commerciale”. La distinzione tra radio e festival è sempre obbligatoria farla perché comunque durante i live l’edm non è assolutamente morta, e questo lo dimostra l’ultimo Ultra che è andato in scena lo scorso weekend. A questo punto dovrebbe essere tutto apparecchiato.. Quali sono i big dj che hanno abbandonato l’edm, e quali suoni stanno “sperimentando”?
Cominciamo da uno dei dj più storici e rappresentativi in questo Mondo. Cinque sono le volte che è arrivato n° 1 nella classifica di DJ Mag. Una è la volta che ha suonato durante l’incoronazione del Re e della Regina del suo Paese, l’Olanda. Un evento incredibile se paragonato al concerto dei Beatles davanti alla Famiglia Reale. Armin Van Buuren è il simbolo della musica trance, e ogni settimana il suo radio-show “A State of Trance” raccoglie 30 milioni di ascolti. Insomma, un monumento per tutti gli appassionati del genere. Negli ultimi anni Armin si è avvicinato prepotentemente anche al circuito più pop, rilasciando “musiche” un po’ lontane dal suo mondo, ma apprezzabili anche, e soprattutto, dal grande pubblico. La sua ultima uscita “Sex, Love & Water” ne è la riprova. Sembra quasi un pezzo di Bruno Mars o di quelli lì, e il produttore olandese è pronto a contendersi le prime posizioni in classifica con loro.
Steve Aoki è “in giro” dalla metà degli anni ’90 con le sue produzioni. Solamente in questo decennio si è affermato come dj star, e tra electronic house e torte in faccia ha costruito un’immagine forte su di lui. “I’ll Sleep When i’m Dead” è il titolo del film che racconta la sua storia, una storia a tratti commuovente che vi consiglio caldamente di guardare. Spinto anche dalla nomination e vincita del premio “MTV Latin America” il produttore statunitense ha capito che è quello il nuovo mercato al quale deve puntare. Per il suo ultimo pezzo “Azukita” ha scelto un “battaglione” di latin star, composto da Daddy Yankee, Play-N-Skillz e Elvis Crespo, e a suon di electro merengue la conquista dell’estate è iniziata.
Noto un momento di confusione sulla direzione che vuole prendere David Guetta. Partendo dal fatto che ci sta abituando ad una media di una produzione al mese, queste ultime sono lontanissime fra di loro. Ma come mai? Se facciamo un breve excursus delle tracce più significative che ha fatto uscire dall’estate scorsa ad oggi abbiamo: il remix di “Versace on the Floor” di Bruno Mars pop-funky, “2U” con Justin Bieber molto future bass, la deviazione moombahton con “Mad Love” e la consolidata EDM con Martin Garrix in “Like i Do”. Non c’è un genere uguale. Ah dimenticavo, la scorsa settimana è uscita “Flames”, la cui voce scelta è quella di Sia, che l’ha portato molto in alto in passato. Dove vuole (ancora) arrivare Guetta?
Oggi si parla di icone, e l’icona di riferimento per il genere chiamato dubstep non può essere che associato a Skrillex. Chi l’avrebbe mai detto che i suoi suoni così estremi avrebbero fatto innamorare ragazzine che fino al giorno prima si nutrivano di boy band romantiche?! Eppure le ultime produzioni rilasciate sono molto “soft” rispetto a quello che ci ha sempre abituato, a cominciare da “Would You Ever”. Anche la dubstep ha finito un ciclo di creatività?!
Forse l’artista EDM più criticato nell’ultimo periodo per la sua deviazione pop, ma molto pop. Sì perché le ultime produzioni di Alesso hanno ben poco a che fare con cassa dritta e suoni dance con le quali ci ha sempre abituati. “Let Me Go” è la classica canzone che canticchi in macchina e con la quale hai piacere di affrontare un viaggio. Scelta giusta di cambiare sound? Scelta sbagliata? Non lo so, però sono i numeri a decidere, e questo pezzo solo soletto ha superato i 300 milioni di ascolti su Spotify!
Nella sua pur breve carriera da produttore Porter Robinson ha già raggiunto dei risultati importantissimi e difficilmente replicabili da atri. L’uscita di un album spettacolare quale “World”, il palco del Coachella calcato diverse volte, un tour Mondiale altrettanto spettacolare con Madeon. La domanda che si facevano molti era, “e ora, cosa si inventerà di nuovo?”. Passano pochi mesi dalla chiusura del progetto “Shelter” che da un giorno all’altro viene lanciato Virtual Self, il nuovo alias del giovane atlantino. I suoni che usa (per esempio) in “Ghost Voices” sono note psichedeliche che si rifanno alla trance e progressive di fine anni ’90, un sound che non ha nulla a che vedere con quello che siamo soliti sentire da lui, e da nessun altro. Non si deve aver paura di rischiare, e questo Porter lo sa perfettamente!
Il percorso di Zedd lo paragono ultimamente a quello del sopracitato Alesso. Ascesa incredibile nel mondo della progressive/edm, numeri da pop star e posizioni in classifica da pop star, conversione al pop. “The Middle” (l’ultima produzione rilasciata, ndr) non ha nulla a che vedere con “Spectrum” (una delle tracce che l’hanno fatto esplodere come artista, ndr). Eppure (anche in questo caso) sono i numeri che contano, e se una canzone supera i 150 milioni di ascolti non si può dire che non sia un successo. Il 2018 (a detta sua) è l’anno del suo terzo album in studio. Sono sicuro che qualcosa dello Zedd eclettico che conosciamo ci sarà.
Marshmello in due anni è diventato tutto. Da produttore quale era all’inizio, oggi lo si riconosce come fenomeno di costume, personaggio di riferimento, influencer nella moda. E certo, continua a produrre. Il suo sound è sempre stato quello dance/elettronico che strizza l’occhio alla dubstep. Col tempo ha iniziato a lavorare con vere star del music system. Quindi, prima Selena Gomez, Logic, e poi tutta una sfilza di nomi hip hop, a cominciare dai Migos e Lil Peep. In “Danger” Marshmello è irriconoscibile, è “scuro”, è trap. Marshmello è (un altro) personaggio in continua evoluzione, attento alle mode del momento.
Il cambiamento “fa male” ai fan che hanno conosciuto in un modo l’artista, ma piace a nuovi ascoltatori, a molti nuovi ascoltatori. E’ giusto o sbagliato dare un cambio così netto alla carriera? Come sempre, solo il tempo può rispondere al quesito..
A tal proposito vi rimando alla nostra analisi della Billboard Dance 100 Chart, classifica pubblicata pochi giorni fa che ha dimostrato ancora una volta quanto ormai “dance” e “pop” siano sinonimi.
Architetto di giorno, esploratore della club culture di notte. Appassionato di musica elettronica, radio e music-travelling, puoi trovare piccoli stralci della mia vita sul mio Instagram @djacopo93
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