Sembrava un normale pomeriggio a casa di amici: grigliata sul balcone, qualche boccia di alcol e tanta tanta musica. Un pratica comune a tantissimi di noi, almeno fino a qualche mese fa. Qualche dettaglio, però, ha reso unica questa immagine apparentemente comune. Si, perché ci troviamo a Berlino, in una casa volta come Tempio della Techno. Ci troviamo a casa di Paul Kalkbrenner, alla sua prima Studio Sessions in streaming.

A rendere ancora più unico un momento del genere, è stato il fatto che Paul si è aperto ad alcune domande come mai aveva fatto finora. Ha voluto scoprire la sue carte e ci ha mostrato cosa “bolle in pentola”. Si, perché in tanti ci siamo chiesti cosa stesse combinando in regime di lockdown l’Artista (sottolineo la A maiuscola) di musica Techno più amato del pianeta. Abbiamo visto un Paul Kalkrenner nella sua veste quotidiana, ilare e spontenea. Soprattutto un Paul Kalkbrenner che ha voluto raccontare tanto di sè e del suo futuro.

Vi vogliamo riassumere cos’ è accaduto in questa prima, epica, studio session, cercando di concentrare le principali novità: tanta nuova musica, aneddoti e curiosità. Proprio la prima, nonché la più importante, ha fatto da protagonista: un nuovo EP verrà pubblicato il prossimo Giugno. Abbiamo selezionato alcune delle domande più interessanti che sono state affrontate, un pò come fosse una vera e propria intervista. Buona lettura!

Una delle tue tracce più ascoltate è “One Million Days”. Come mai non l’hai mai suonata live?
Beh, è una traccia particolare. Cerco sempre di bilanciare le mie live performances e non voglio cadere nell’abisso del kitsch. In fase di composizione di quella traccia ero molto soddisfatto, poi l’ho rivalutata. Se penso a “7” e “Jefferson Airplane”, penso sia già più che abbastanza per me. È semplicemente “troppo” […] troppo soft, non arriva al dunque. 

Quando pensi di rilasciare nuova musica?
Nuova musica? All’inizio di Giugno rilascerò un nuovo EP. Sento spesso la gente che mi accusa di non rilasciare un album da diverso tempo. C’è tanto lavoro dietro un album e non ne vale troppo la pena. Specialmente al giorno d’oggi, con un basso livello di interesse. Passi due anni a produrre 15 canzoni e rilasci il tutto in un colpo solo.. 

Quante tracce ci saranno?
Ci saranno quattro traccie, come al solito. Vi va di sentirne una? […] Questa si chiama “Laser In”, potrei anche suonarvela live!

Ci devi raccontare di nuovo la storia di Berlin Calling. Ci dici se è una storia vera o fittizia?
Confermo essere una storia fittizia. Ai tempi ero più famoso di Ickarus – disc jokey protagonista del film “Berlin Calling”, interpretato dallo stesso Kalkbrenner – con più soldi e più serate internazionali. Più passa il tempo e più mi sento diverso da Ickarus. Ai tempi dicevo che io e Ickarus eravamo compatibili al 49%. Abbiamo fatto grandi feste, ma nessuno di noi è mai stato ricoverato o portati in un istituto psichiatrico. 

Sei mai stato al Berghain?
Si
*Ridono*
L’ultima volta è stata dieci anni fa. Per un certo periodo della mia vita ci sono andato spesso. Andavo spesso a ballare ed a divertirmi. 

Che brano ascoltiamo ora?
Questo è “Part 15”, o come l’ho originariamente chiamata: “Eventide Space”.

In tanti chiedono: come sei solito iniziare una traccia?
Dipende.. cambia ogni volta. In passato non era così: ai tempi era “traccia 1, far left, bass drum”. Adesso dipende, posso partire da un beat, da un suono, da un noise.. 

Com’è nata la tua passione per la Techno?
Io e Sascha Funke andavamo a scuola insieme. Era l’autunno del 1992, ed organizzavamo feste illegali in alcuni bunker, spargendo la voce con volantini e passaparola. Avevo 15 anni.. ho cominciato a suonare ufficialmente a 21 anni però. 

Qual era il tuo nome d’arte di quei tempi?
Paul De Bruyn
*Ridono*
Si perchè ai tempi andavano fortissimo artisti olandesi come Paul Van Dyk, Mijk Van Dijk ed a casa avevamo un romanzo di Gunter De Bruyn. Quindi..

E poi sei diventato Paul dB? Per via dei “decibel”?
Si, ma era dB+ (d minuscola, B maiuscola, e il simbolo +).

E perché sei diventato Paul Kalkbrenner?
Era il 2000, avevo 23 anni e decisi di osare. Nonostante ai tempi della scuola sembrava un nome strano seppure fosse il mio vero nome..
*Ridono*

Registri ancora suoni, come hai fatto con “Train”?
Non più, ma ho tantissimi suoni registrati. A volte uso materiali registrati nel 2004 per le mie nuove produzioni.

Ultima domanda su Berlin Calling: faresti un altro film?
No. non più. Ci sono voluti anni di preparazione. Ho steso il copione, mi sono allontanato dalla scena per due anni ed è stato rischioso per la carriera.

Ci fai sentire un’altra traccia inedita?
Certo! Questa traccia parla da sola a partire da titolo: Speak Up.

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About Matteo Florio

Fiorentino, laureato in Mediazione Linguistica e Culturale, bass-addicted, bass-lover, bass-head.. insomma: BASS. Vivo la mia vita con un paio di cuffie alle orecchie e cerco di raccontare a 360° la mia più grande passione: la Musica Elettronica. Ah, e mi piace deadmau5.

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