Siamo stati per la terza volta consecutiva a Tomorrowland Belgium come media-press per comunicare e condividervi il festival dance/elettronico #1 al mondo.
– Leggi qui il nostro recap! –

Durante il Weekend 1 della kermesse abbiamo avuto l’occasione di intervistare i PARISI, duo musicale italiano composto dai fratelli Marco e Giampaolo “Jack” Parisi, vincitori Grammy Award al miglior album dance/elettronico durante i Grammy Awards 2024 per l’album Actual Life 3 (January 1 – September 9 2022) di Fred Again…

STEFANO: Buongiorno. Siamo qua a Tomorrowland con i Parisi che hanno da poco terminato il loro live set al Freedom Stage.  Un sacco di gente, una folla oceanica. Come vi sentite, ragazzi?
GIAMPAOLO: È stato incredibile. Siamo super contenti. Non ci aspettavamo sotto certi aspetti questo numero di persone, quindi poi quando sei sul palco, inizi a suonare, vedi che piano piano è tutto pieno. Ti giri un attimo. Un’energia diversa ed è stato splendido. Ci siamo divertiti tantissimo.
MARCO: Sai? Sembra un po’ un cliché. C’era proprio elettricità. Tomorrowland è proprio come lo descrivono, anzi meglio.

STEFANO: Voi avete iniziato la vostra carriera, tra l’altro fratelli, Marco e Giampaolo, in primis come produttori. Avete iniziato lavorando all’album Miracolo! di Clementino, uno dei primi progetti che avete fatto. Dopodiché sempre andati avanti, rimanendo dietro le quinte, prima con Ed Sheeran, con i Black Eyed Peas, nomi sempre più grandi, fino a finire con Fred Again…, con cui avete collaborato sia con Actual Life 2 e Actual Life 3 con cui avete vinto il Grammy, gli unici italiani insieme a Benny Benassi in campo elettronico ad arrivare a questo premio.
GIAMPAOLO: Siamo onorati.

STEFANO: E in primis dicevamo siete fratelli, com’è questa relazione artistica sul palco? Nel senso, come vi trovate più che altro ad affrontare anche tutte quante le sfide che hanno i vari gruppi duo di DJ: lo stress, la salute mentale, la tour life.
GIAMPAOLO: Una bellissima domanda. Prima di tutto io posso iniziare dicendo che abbiamo una bella relazione al di fuori del lavoro. Siamo sempre stati molto uniti da sempre, nell’arco della nostra crescita siamo sempre stati molto insieme. Abbiamo iniziato a suonare insieme. Abbiamo fatto un sacco di cose insieme. Quando ci troviamo adesso sul palco, prima di tutto non c’è niente di più bello, perché ovviamente andiamo a condividere il palco insieme. E’ quello che facevamo quando avevamo cinque sei anni ai saggi delle scuole di musica.
MARCO: Ma anche, mi è venuto in mente adesso, non so perché, quando giocavamo con le Lego, ti ricordi? Avevamo le macchinine, ci mettevamo in macchina, io e Jack andavamo da una camera all’altra e l’altra era il palco, ci andavamo sopra e facevamo finta di suonare. C’è stato sempre il nostro sogno da sempre.

STEFANO: Una sintonia, appunto da piccoli fino ad adesso chiaramente.
MARCO: Come dici tu, è la bellezza che, penso, noi abbiamo è che ci completiamo su tutto. Quindi lui fa tutto quello che non so fare e viceversa. Ma poi c’è una cosa magica a livello subconscio. Il fatto che io capisco quando lui è stanco e spingo di più. E la stessa cosa lui capisce quando sono stanco e spinge di più, ma non c’è neanche bisogno di dircelo.
GIAMPAOLO: Aiuta appunto il nostro stato di stress psicologico, salute mentale e tutto. Specialmente tutti quanti hanno i loro alti e bassi.
MARCO: Non è facile. Anche perché mille come si dice, abbiamo sempre un sacco di cose da pensare: la musica, la giusta identità, i giusti suoni, essere sempre innovativi, cambiare sempre. E’ sempre una sfida contro te stessi.
GIAMPAOLO: Ci aiutiamo a vicenda e quindi ci leviamo un po’ di stress da dosso a vicenda quando è necessario. Abbiamo trovato un buon bilanciamento, siamo bravi, siamo grati di essere riusciti a trovarlo.

 

STEFANO: Avete un sacco di carne al fuoco. A Nameless ne avevate fatto uno di spoiler, una traccia che deve uscire con Joy Anonymous. Oggi avete annunciato anche una traccia con Fred Again…
GIAMPAOLO: La collaborazione è questo pezzo che abbiamo fatto insieme avendo preso il sample di vocal di “Vent”, pezzo di Kendrick Lamar e Baby Keem.

STEFANO: Okay, quindi non era un sample che avete lanciato lì live?
GIAMPAOLO: Quello è un brano di Kendrick Lamar, Baby Keem che abbiamo deciso di fare un flip quando eravamo insieme in studio. Eravamo in Messico insieme, io stavo suonando un pochino di drums. e a Fred venne in mente “Ah, questo voca ci starebbe benissimo”. Da lì abbiamo creato questa edit che noi suoniamo live e che Fred sta suonando live nei suoi set. Ora è una edit magari diventerà una qualcosa.

STEFANO: Ha già un nome in cantiere o è ancora working progress?
MARCO: Per ora è un edit.

STEFANO: Invece appunto a livello di produzioni, perché voi effettivamente a nome vostro sono gli ultimi due anni che avete cominciato a far uscire comunque cose sotto il nome PARISI, state già programmando magari un EP, un album, qualcosina in cantiere?
GIAMPAOLO: Per il momento ci stiamo concentrando su finire quanta più musica possibile. La nostra idea è cercare di avere quante più release. Se fosse per noi proveremo a fare una release ogni mese, però sappiamo che è veramente difficile, stiamo cercando di chiudere tantissima musica. Ne abbiamo tanta in cantiere.
MARCO: Troppa. C’è questo stress nel back of your mind dove dici: “Dobbiamo finire quello che abbiamo fatto”.
GIAMPAOLO: Però stiamo iniziando a finire, non abbiamo idea per ora di un album. L’idea è di fare più quanto più possibile, magari avere tutti i singoli. Magari diventeranno un album. Ancora non lo sappiamo. Vogliamo prima finire questo.
MARCO: Quando arriva il momento di fare un album o un EP deve essere un sound coeso e deve essere quell’identità.

STEFANO: L’altro a proposito di altri progetti che avete, c’è anche “Casa Parisi”, che dovete avere il prossimo 24 Luglio a Londra.
MARCO: Esatto.
GIAMPAOLO: Non vediamo l’ora.

STEFANO: Tra l’altro in questo progetto, vedrà i fan seguirvi nell’esplorazione appunto dei vostri progetti, dei vostri sound. Volete inserire magari altri artisti all’interno collaborando con essi? O volete che sia proprio un progetto Parisi?
GIAMPAOLO: La nostra idea di casa Parisi, come potete immaginare dal nome, è invitare le persone a stare con noi nella nostra casa. Invitarli nel nostro mondo e inizieremo noi, con diciamo l’auspicio di poi poter invitare altri artisti, amici, a poter entrare, in questo caso, in casa nostra e venire a suonare anche loro per noi. Quindi magari suoniamo prima noi poi loro.  Questa qua è l’idea: creare un concept di famiglia, dello stare tutti insieme e ovviamente il fatto di poter invitare degli amici a dire: “Perché non vieni a suonare con me?”. È una delle idee di questo progetto.

 

STEFANO: Come dicevamo prima, con “Actual Life 3” avete raggiunto forse l’apice a cui ogni artista cerca di arrivare: vincere un Grammy. È cambiata la vostra vita da allora? Vi vedo comunque come ragazzi con i piedi per terra; quindi, sicuramente non vi siete montati la testa.
MARCO: Sappiamo il valore dei sacrifici. Abbiamo costruito, abbiamo iniziato una volta sempre e quando hai valori forti e sani e, secondo me, è la cosa più importante, poi lavoriamo con persone intorno a noi che sono come noi.

STEFANO: È stato magari un segnale per dire “Okay, ci mettiamo in proprio. Cominciamo a far uscire le cose come Parisi” il Grammy
GIAMPAOLO: No, avevamo deciso già da prima. Il Grammy ci ha dato semplicemente un riconoscimento in più del fatto che la nostra arte, in questo caso l’arte di Fred, che è una persona prima di tutto splendida oltre che un produttore incredibile, funzionasse e ci ha dato la spinta di dire “Okay, continuiamo a fare ancora più musica con l’auspicio di magari di vincere.” È tutto lì.

STEFANO: Un’altra domanda sul vostro live set. Avete scelto di fare praticamente tutte quante le vostre esibizioni come live. Che ragionamento c’è dietro questa scelta? E cosa cambia effettivamente da un dj set a livello di connessione con il pubblico e anche a livello di direzione artistica.
GIAMPAOLO: Bellissima domanda anche questa qui. La scelta è stata fatta perché il nostro background è super musicale. Marco ha studiato pianoforte tutta la sua vita. Io ho studiato batteria tantissimo prima di iniziare a entrare nel mondo del DJ e della produzione musicale. Il nostro sogno è sempre stato portare la nostra musicalità sul palco in un modo che possa essere sempre bello per il pubblico c’è sempre da ballare.
MARCO: Anche soddisfacente da ogni punto di vista. Io, per esempio, non ho mai fatto il Dj, anzi, ma quando Jack mi ha detto “No, io voglio fare il DJ” ho risposto “Ma come? Siamo partiti col piano e con le batterie”. Beh, scherzi a parte, questa è stata la cosa più importante con la sua decisione di lasciare tra virgolette lo studio della batteria generalmente dopo 10 anni.  Quando saliamo sul palco, avere gli strumenti di fronte a noi ci fa sentire a casa.  Siamo molto più espressivi, ogni show è diverso, la gente lo sente in maniera diversa. Una cosa è troppo più importante per noi.

STEFANO: Infatti siete appunto uno di fronte all’altro, quindi c’è un sacco di sintonia. Essendo anche fratelli,  avendo questa sincronia tra di voi vi potete anche supportare a vicenda.
GIAMPAOLO: Esatto. Il set funziona ovviamente per lo più live. Abbiamo degli elementi da come puoi vedere, anche dal set che arrivano dai CDJ, perché li abbiamo voluti fortemente lì per non perdere, diciamo lo statement e il feeling che siamo lì e facciamo musica dance. Quindi i CDJ sono sempre lì, sono la nostra base, però poi si esplora e si va oltre, proprio su discorsi di strumentazione  di Drums Live, di live looping.
MARCO: Abbiamo un set up molto, molto complesso, che ci permette anche di luppare live. Abbiamo tutti e due loop station. Lui ha una TR8, MPC e io ho la mia seadboard. Abbiamo tante possibilità. Il formato è compatto, è bellissimo, però è incredibilmente espressivo; ci permette di avere la possibilità se vogliamo di cambiare quella cosa e farla diversa al volo.
GIAMPAOLO: Ci dà un sacco di libertà e ovviamente l’idea dietro questo tipo di set up è:” Più iniziamo a suonare, più iniziamo ad avere musica, più speriamo di ritrovarci in un momento che forse può essere quello più bello”. Così quando succederà di andare su un palco che può essere un Tomorrowland, un “Casa Parisi” e diciamo “Okay, che vogliamo suonare?” Senza avere una list super programmata.
MARCO: Quando arriviamo lì vuol dire che abbiamo masterizzato il nostro setup, i nostri suoni e abbiamo sintonia al mille per mille che diciamo: “Questa sera non sappiamo cosa faremo e suoniamo live.”

STEFANO: Siete tra i talenti italiani al momento più forti della scena, assieme a voi davvero poche altre realtà, magari appunto Tale Of Us, Anyma e pochi altri che si possono avvicinare, ma come abbiamo visto anche prima al vostro live set: la gente vi vuole. Che consiglio dareste a qualcuno che magari vuole ripercorrere i vostri passi? Magari che appunto in è un altro ambiente, non è proprio un dj, però appunto sta iniziando da dietro le quinte, magari come produttore, come poter fare per esplodere o comunque seguire le vostre orme?
GIAMPAOLO: Io penso personalmente, poi Marco magari aggiungerà il suo, penso che non sia una legge scritta. Quello che abbiamo fatto noi, che posso ovviamente dire, è che non ci siamo fermati mai. Abbiamo sempre suonato, sempre studiato. Abbiamo ascoltato un sacco di musica, speso le ore in questo caso su Logic, per imparare a produrre, per trovare i suoni, spendendo tempo dietro al sound design e ai nuovi tipi di tecnologie.
MARCO: Anche quando non era accessibile. Adesso vai su YouTube, trovi tutto. Trovi gli insite di qualsiasi producer. Quando abbiamo iniziato noi non era così. Per creare il suono, il classico trance sint, mi ricordo spendemmo una vita sui corg, notte e giorno.
GIAMPAOLO: Effettivamente il consiglio che io posso dare è non fermarsi mai, sempre cercare di andare allo step successivo. Ascoltare un sacco di musica.
MARCO: Senza essere cattivi nel giudizio. La musica che facevamo noi dieci anni fa era terribile. Adesso è diversa.
GIAMPAOLO: Quando noi siamo andati a sentire le demo che facevamo dieci – dodici anni fa, pensavamo “Ma perché non ci hanno capito?”. Non era ancora il momento, però anche lì ci siamo mai fermati. Siamo stati ipercritici. Anche ora, pur avendo fortunatamente fatto tante cose belle, tanta musica bella, non voglio dire non siamo mai contenti, ma c’è sempre quel punto che in noi che dice: “Okay, cosa possiamo fare tutti? Qual è il prossimo step? “
MARCO: E poi collaborare. Ci siamo trasferiti a Londra, abbiamo conosciuto, Fred essere in stanza con lui, con altri artisti come Will. C’è stato questo momento proprio di crescita importante perché assorbi la loro conoscenza, la loro energia. Sei con loro e fai musica.

STEFANO: Anche per osmosi, effettivamente stare vicino ad altre menti…
MARCO: Essere aperti! L’Inghilterra è stupendo su questo. Collaboriamo. Stiamo insieme.
GIAMPAOLO: Il tempo che magari c’era anche dieci – dodici anni fa, della serie il producer è solo in studio fa musica per sé da solo, la finisce se la mix, la masterizza, ora non esiste più. La bellezza è nella collaborazione, nel condividere la musica e il suono è quello che abbiamo ritrovato. Noi in tutta la musica che stiamo facendo adesso, a chiunque, inviamo sempre delle demo alle persone di cui magari ci fidiamo di più come può essere un Fred, un Joy Anonymous.
MARCO: “Ragazzi che ne pensate?” e loro “Ma perché non fate così?” È importantissimo e si cresce molto più velocemente.
GIAMPAOLO: Le facciamo sentire a tutti. Cioè, letteralmente, anche non tra mamma e nostro padre. Inviamo le idee e chiediamo che cosa ne pensate?
MARCO: Se mamma non balla, vuol dire che c’è qualcosa che non può essere. Il papà è molto più invece nei feedback più preciso

STEFANO: Erano anche loro entrambi musicisti?
GIAMPAOLO: Papà è musicista, mamma super musicale, però mai suonato. Papà è pianista e diciamo non suona più adesso a livello professionale, però suona con noi in studio, ci aiuta e ci dà una mano.
MARCO: C’è sempre un suo feedback. Quando gli mandiamo le robe ci dice sempre: “Ah ma questa cosa sulle mie casse suona strana”. Ci divertiamo!

STEFANO: Grazie mille, ragazzi.
MARCO: Grazie mille a voi. Grazie per quello che fate.
GIAMPAOLO: Siamo contentissimi di aver fatto questa intervista.

Grazie mille ai PARISI e a Modest Management per la disponibilità!