Forse per la maggior parte dei lettori quello di cui parliamo oggi è quasi arabo…
SIAE, diritti d’autore, licenze, sono solitamente termini e nomi che vengono usati quotidianamente dagli addetti ai lavori. Produttori e musicisti hanno a che fare con questo mondo per poter avere, in parole facili, dei rientri economici su quello che producono, firmano e pubblicano.

La Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE) è l’ente pubblico economico che, fino a qualche tempo fa, aveva l’esclusiva sull’intermediazione dei diritti d’autore tra il pubblico e i detentori di tali diritti. In particolare le mansioni principali di questa società sono quelle di concedere licenze per lo sfruttamento economico di opere, per conto degli aventi diritto, di percepire i proventi derivanti dalle licenze e di ripartire gli stessi tra gli artisti. Semplice no?

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Tutto questo è andato liscio fino a quando nel 2011, Davide D’Atri e Francesco Danieli, giovani cervelli in fuga, hanno fondato a Londra Soundreef. Questa nuova piattaforma non fa altro che analizzare la musica che viene suonata nelle radio dalle grandi catene di esercizi e nei concerti, incassare i proventi dagli utilizzatori e ripartirli tra autori ed editori, secondo criteri di trasparenza e secondo ciò che è stato effettivamente suonato. E fin qui nulla di nuovo.

Soundreef non ha avuto vita facile, fino al 2014, quando è stata emanata una direttiva europea che sanciva che “i creativi possono affidare la tutela dei propri diritti alla società che preferiscono all’interno dell’Unione Europea”. Direttiva che è stata recepita anche dal tribunale di Milano, che il 12 settembre dello stesso anno ha emanato una sentenza ad-hoc a favore della nuova società.

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Fedez con Davide D’Atri, amministratore delegato di Soundreef

Soundreef ha avuto così una visibilità più estesa nel nostro Paese da quando big della musica italiana hanno deciso di affidarsi a questa società. A cominciare da Fedez, Nesli e parte degli artisti che si sono esibiti sul palco della 67^ edizione del Festival di Sanremo.

Ma perché l’artista deve abbandonare la vecchia e fedele SIAE e concedersi alla nuova Soundreef?
In realtà sono diversi i motivi che spingono a questo salto della barricata. In primis è la stessa società che analizza le utilizzazioni in maniera digitale, quindi quando trova un brano che deve tutelare fa pagare la licenza. Il sistema di pagamento avviene entro 90 giorni e il rendiconto entro 7. Infine, non meno importante, è la trasparenza del servizio, in modo tale che l’artista iscritto può vedere online dove esattamente la musica è stata suonata e quanto ha guadagnato.
Ad oggi 250 milioni sono gli audience mensili, 150000 le canzoni licenziate e 20 i paesi coperti da Soundreef.

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Soundreef o SIAE?

Questo articolo non ha lo scopo di farvi cambiare strada e utilizzare questo servizio. Anzi vuole solo aprire gli occhi a tutti quegli artisti che si trovano a dover scegliere da chi farsi tutelare e se c’è la possibilità di scegliere, perché non scegliere con coscienza?


Si segnalano gli amici di Millionaire, che nella loro rivista hanno parlato e analizzato il servizio.

About Jacopo Casalaspro

Architetto di giorno, esploratore della club culture di notte. Appassionato di musica elettronica, radio e music-travelling, puoi trovare piccoli stralci della mia vita sul mio Instagram @djacopo93 In the place to be!

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