Christophe Le Friant, un nome che a pochi dice qualcosa. Un giorno, da ragazzino, si imbatte in un film di Jean-Paul Belmondo dal titolo “Come si distrugge la reputazione del più grande agente segreto del mondo“. Il protagonista del film era un certo Bob Saint Clair, ed è da lì che Chris decise di chiamarsi Bob Sinclar.
Bhe, con questo nome chi non lo conosce?! Anni e anni di successi, musicali e non. Perchè la sua popolarità nel mercato discografico lo ha portato anche nel mondo della moda, diventando modello per una stagione per il marchio di underwear Yamamay. Lo ha portato ad esibirsi al Festival di Sanremo nel 2010. Insomma, possiamo dire che Bob Sinclar è uno dei dj più (se non il più) conosciuti al mondo.
Questa estate ha “toccato” tante volte l’Italia, suonando, tra gli altri, alla Praja, a Scalo Milano, al JustCavalli. Noi lo abbiamo incontrato durante uno dei suoi soggiorni al ME Milan Il Duca in occasione dell’uscita del suo nuovo lavoro “Til The Sun Rise Up“, cantato questa volta da Akon. Ancora una volta pubblicato su Spinnin’ Records, Bob ci racconta nella chiacchierata come è nato il progetto con il cantante senegalese.
Quì ci sono i link per ascoltarlo, e più giù l’intervista. Buon ascolto e buona lettura 🙂
Stream / Download: http://bit.ly/2fnh6tq
_________________
INTERVISTA
Bentornato in Italia Bob, sei molto spesso quì. Cosa ti piace dell’Italia?
Ci sono molte cose che mi piacciono dell’Italia. Sicuramente la moda, il cibo, le macchine. Dopo tanti anni che frequento questo Paese ho capito che essere “italiano” è uno stile di vita. Gli italiani sono molto uniti in tutto il mondo e mi piace un sacco questo spirito.
E’ uscita ufficialmente “Til The Sun Rise Up” con la voce di Akon. Come mai hai scelto proprio lui come cantante? Come nasce il pezzo?
Io lavoro sulla musica tutti i giorni. E’ la mia ragione di vita. C’è gente che ogni giorno fuma, altri che praticano sport, ognuno di noi ama fare cose diverse.. Per me ascoltare musica e farla è questione di sopravvivenza. Produco basi ogni giorno e quando sento che ha quelle emozioni giuste decido quale possa essere il cantante adatto a cantarci sopra. Non sembra ma non è facilissimo associare la giusta voce alla base. Sarebbe un’ opportunità incredibile ad esempio avere la voce di Justin Bieber. Akon ed io abbiamo un amico in comune che ha un agenzia di booking, e un giorno gli ho detto che sarebbe stato fantastico lavorare con lui. Amo lo stile africano, lui si avvicina molto al mio sound, il suo timbro di voce è incredibile. Abbiamo lavorato con Skype, gli ho fatto sentire la melodia e lui mi ha inviato la registrazione del cantato. E’ diverso rispetto ad un tempo, dove per collaborare con un artista che stava oltreoceano dovevo andare in qualche studio di New York. Io preferisco condividere le sensazioni in studio con i cantanti, aiuta anche completare meglio la canzone. Questa volta è andata così, però Akon ha fatto un ottimo lavoro, e la sua voce si sposa benissimo con la base.
Durante la tua carriera sei sempre stato sul genere french touch, house, pop.. Come mai non ti sei “buttato” sull’EDM come molti tuoi colleghi?
Onestamente, non mi è mai piaciuto il sound EDM. Non fa parte di me, è troppo aggressivo, troppo mascolino, non mi da emozioni, non mi piace questo suono metallico. E’ tutta una questione di feeling.. Molti dj seguono quest’onda, ma io non sono d’accordo. Non bisogna mai seguire nessuno, bisogna sempre essere fedeli al proprio stile, sempre focalizzarsi sul proprio stile, quindi io non seguirò mai nessuno. Sono molto felice in questo momento, sento che la musica è cambiata molto, la melodia alcune volte forse ritorna alla french touch, alla disco, alle percussioni, per questo penso che il reggaetone sia molto popolare, perchè le persone sono attratte da questo tipo di aggressività nel suono.
Sei solito campionare vecchi pezzi. Hai usato canzoni di Cerrone, C+C Music Factory, Steve Wonder, Frankie Knucles, Thelma Houston (e la lista continua..) Quanto è importante per un dj avere una cultura musicale?
Per me è l’unico modo per fare musica. Ho scoperto la musica ascoltando hip-hop, ed è stata questa cultura hip-hop che ha conquistato completamente il mio corpo, le mie emozioni. Ho iniziato a studiare per diventare musicista. Mi sono informato su come gli altri producessero. Ho comprato una consolle machine e un computer. All’inizio degli anni ’90 la tecnologia era molto limitata rispetto a quella che c’è a disposizione oggi. Ho sempre lavorato sui “classici” per dargli una nuova vita.
Il tuo primo successo, “Gym Tonic” del 1998, l’avevi prodotto con Thomas Bangalter, metà dei Daft Punk. Com’è lavorare con lui?
A dire la verità, questa canzone è nata in un modo strano. Ci siamo incontrati in un aereo verso Miami. Erano gli anni di quando Thomas aveva fatto Stardust (un suo progetto musicale, ndr) e gli dissi che avrei fatto presto il mio album. Allora ci è venuto in mente che potevamo remixarci a vicenda. Quando siamo tornati a Parigi gli ho passato alcune idee per la canzone. Ha cambiato totalmente l’idea che avevo della canzone, ne ha creata praticamente una nuova. Il successo di quella canzone è stato anche grazie a lui, al suo talento. E’ stata una bella collaborazione e fortunata, e mi ha dato l’opportunità di farmi un nome. E poi gli ho fatto il remix di “Music Sound Better With You”.
In Francia siete in tanti dj famosi. David Guetta, Martin Solveig, Kungs.. C’è un nome francese da tenere d’occhio?
La french touch è sempre stata molto forte. Ci sono Cassius, Étienne de Crécy, Daft Punk, Dimitri From Paris. Ma anche i vari Justice, Dj Medhi, Martin Solveig, David Guetta. Ora stanno spuntando fuori nuovi artisti, tipo Feder, Kungs, che sono molto bravi, sono francesi. C’è anche Watermät, che ha fatto “Bullit“. Lui ha davvero talento. Un altro che mi piace molto ed è da tenere d’occhio è Erik Hagleton. Ha uno stile underground ma forte. Non è un “hit-maker”, ma a produrre è molto bravo.
Com’è accolta la musica dance/house in francia?
In Francia la musica dance è molto caratterizzante, anche se c’è meno club culture rispetto all’Italia. I francesi non sono fedeli ad un artista, invece gli italiani amano l’artista, lo seguono, creano una fanbase.
Ad agosto hai ospitato anche quest’anno al Pacha di Ibiza Albertino e Benny Benassi. Che rapporto hai con loro? Hai dj italiani di riferimento?
Benny Benassi è una garanzia, in Italia è uno dei migliori produttori, ed è anche una persona squisita. Per me è il nome più importante in Italia, ma ci sono molti altri producer come The Cube Guys, Federico Scavo, Tommy Vee, Marco Carola. Benny è il produttore italiano che si avvicina di più al mio nome per suonare, Albertino è un mio grande amico, quindi ho chiamato anche lui a suonare al mio party “A Night in Paris”. Mi piace creare un clima di festa italiano ad Ibiza, e con le loro due line up è molto più facile.
Grazie per la disponibilità Bob, a presto!
Si ringrazia per l’intervista Cristina Cimino,
e per il supporto Cristian De Tomasi e Cristina Biassoni.
_________________
Segui Bob Sinclar:
facebook.com/BobSinclar
twitter.com/bobsinclar
mixcloud.com/BobSinclar
instagram.com/BobSinclar
youtube.com/BobSinclar
Architetto di giorno, esploratore della club culture di notte. Appassionato di musica elettronica, radio e music-travelling, puoi trovare piccoli stralci della mia vita sul mio Instagram @djacopo93
In the place to be!