La salute mentale degli artisti passa spesso in secondo piano, vuoi per un comune senso di impotenza o vuoi per la necessità di rendersi complici di questo malsano gioco autolesionista. Un argomento di cui non si discute troppo e che incombe prepotentemente, ahimè, solo “troppo tardi”, figlio di un business abituato a  distogliere lo sguardo.

A far aprire gli occhi, stavolta e per fortuna, non è stata la tragica dipartita di un artista, ma la pubblicazione di un resoconto redatto da Record Union, piattaforma digitale, guarda caso, svedese. I dati sono estremamente preoccupanti e di seguito ne vedremo alcuni. Su un campione di 1500 artisti intervistati, è emerso che il 73% di questi ha problemi di salute mentale e che solo il 19% di questi si sente in un qualche modo tutelato dalla music industry.

Il dato forse più tragico, è che la percentuale tocca l’80% se si esaminano i riscontri di artisti di età compresa dai 18 ai 25 anni. Le cause? Al primo posto domina uno stato mentale tormentato a causa della depressione, seguita a ruota da ansia ed attacchi di panico. La cura? Ebbene, solo il 40% di questi artisti ha optato per un cura professionale ed oltre il 50% ha trovato rimedio “self-made”, alterandosi con l’utilizzo di sostanze come alcol e droga.

Partiamo da una data che ci ha segnati tutti nel profondo: 20 Aprile 2018. Non serve aggiungere altro. Da qui, forse, è partito il più importante movimento di sensibilizzazione sulla salute mentale di artisti che hanno creato la loro fortuna grazie alla musica elettronica. Da qui, tutto il mondo EDM si è fermato ed ha detto: “qualcosa non va“. La scomparsa di Avicii ha lasciato un vuoto immenso nei nostri cuori, ma ha creato i presupposti per poter finalmente far aprire gli occhi a tutti sulle condizioni di salute degli artisti a noi cari.

I primi, comprensibilmente, sono stati i colleghi di Tim Bergling, increduli da quanto accaduto ed abituati a credere che uno stile di vita come questo potesse essere percorribile anche a lungo termine. I tempi sono cambiati, l’industry ha fatto passi da gigante e la necessità di andare oltre, di strafare è sempre maggiore. D’altronde, questo tipo di artisti è forse la categoria più vulnerabile e più destinata a sentire il peso della pressione e dello stress, volando da parte a parte del mondo a suonare, restando comunque in linea con le richieste della music business.

Molti colleghi di Tim hanno riflettuto, hanno cancellato show, si sono momentaneamente ritirati dalla scena proprio per valutare le proprie condizioni. Pensiamo ad Hardwell, che ha deciso di uscire dalla scena live a settembre 2018, in un modo tutt’altro che dissimile ad Avicii nel 2016, per concentrarsi sulla sola produzione musicale. Pensiamo sennò a Carnage, rimasto profondamente shockato dalla situazione di Avicii, tanto da ritirarsi momentaneamente dalla scena in favore di cure terapeutiche e psicologiche. Sennò potremmo parlare di Laidback Luke, che nel solo 2010 ha registrato un numero impressionante di ben 150 gigs, più di qualsiasi altro dj olandese di quell’anno, e che lo hanno portato ad un lungo e necessario periodo di riabilitazione psicologica.

Il problema è ridicolmente palese e deve essere affrontato. La misure di prevenzione per la tutela della salute degli artisti, che alla fine sono la fucina della nostra passione, sono in costante aggiornamento. La Tim Bergling Foundation, fin dai suoi albori, si è posta come punto di riferimento e come ambasciata di questa problematica, che ad oggi, non vogliamo più tollerare.

Lo studio redatto da Record Union è servito a mantenere accesa la fiamma del dibattito e della consapevolezza. Johan Svamberg, CEO della piattaforma digitale svedere, ha così commentato tramite Billboard:

Il nostro studio ci ha rivelato che qualcosa deve essere cambiato […]. Adesso è il momento di annotare la salute mentale degli artisti al primo posto sulla lista, ancor prima degli stream e del successo commerciale. Come industria, dobbiamo svegliarci e chiederci quali siano le nostre responsabilità a riguardo e come possiamo fare per rendere il mondo della musica più sano.

Non solo: Maggio, negli Stati Uniti D’America, è il mese della sensibilizzazione sulla salute mentale. Le iniziative sono numerosissime, ed una particolare tocca da vicino il mondo della musica. Parliamo della International Music Summit Health Consults, sponsirazzata da Remedy State presents ARETE, che si terrà nella magica isola di Ibiza dal 22 al 24 Maggio presso l’Hard Rock Hotel. Lo scopo è quello di offrire a tutti i partecipanti le possibilità di affrontare lo stress e la pressione dovute alle più svariate situazioni, che sia lavoro o vita quotidiana, grazie ad un team di massimi esperti mondiali, tra dottoti e specialisti.

About Matteo Florio

Fiorentino, laureato in Mediazione Linguistica e Culturale, bass-addicted, bass-lover, bass-head.. insomma: BASS. Vivo la mia vita con un paio di cuffie alle orecchie e cerco di raccontare a 360° la mia più grande passione: la Musica Elettronica. Ah, e mi piace deadmau5.

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